Un po' di Storia...
La storia relativa alla pratica di innestare le barbatelle di vite risale all’anno 1850 quando nel continente Europeo iniziò a propagarsi la Fillossera. La Fillossera è un insetto che infligge irreparabili danni all’apparato radicale della pianta e di conseguenza portarla alla morte nell’arco di pochi anni.
L’attacco della Fillossera portò ad una distruzione su vasta scala dei vigneti, e non conoscendo né la biologia né le fasi intermedie degli stadi di sviluppo dell’insetto, ci vollero 5 anni per riuscire ad ottenere dei dati completi. Si cercò di arginare il problema percorrendo diverse strade, come iniettare nel terreno del solfuro di carbonio per uccidere le gallicole sulle radici, sommergere i vigneti o addirittura insabbiare le vigne.
La soluzione definitiva però si ebbe una volta compreso che l’immunità radicale che avevano sviluppato alcune specie Americane poteva essere utilizzata per realizzare una pianta bimembra con il piede Americano e l’apparato vegetativo e riproduttivo Europeo.
Preparazione della Barbatella
Si parte dalla coltivazione delle Piante Madri da cui si potrà ricavare il portainnesto che dovrà rispettare rigorose caratteristiche a livello fitosanitario, di lignificazione e di diametro, in modo da poter essere considerato adatto per i futuri innesti.
Successivamente, nella stagione invernale, i tralci di portainnesto vengono raccolti e depositati in ambienti atti ad assicurare un’ottima conservazione in attesa della lavorazione.
Tutti i portainnesto vengono quindi tagliati ad una precisa misura mantenendo un nodo nella parte basale, raccolti in fasci ed etichettati.
Una rigorosa cernita elimina gli esemplari che non raggiungono gli standard qualitativi prefissati, mentre quelli che rispecchiano le caratteristiche ideali vengono tagliai mantenendo sempre una gemma per marza, selezionati in base al diamentro e conservati in celle frigo in attesa dell’innesto.
Innesto e forzatura delle Barbatelle
Tra Febbraio e Marzo si procede con l’innesto utilizzando degli appostiti strumenti in grado di far combaciare perfettamente le due parti e si esegue una paraffinatura per proteggerle.
Successivamente il materiale viene posto per 15-25 giorni in locali ad atmosfera controllata in grado di favorire lo sviluppo del callo di cicatrizzazione e far cominciare il germogliamento.
La parte finale del percorso consiste nella fase di rinverdimento e acclimatamento per poi finire con la messa a dimora in vivaio.